Finalmente l’abbiamo fatta!!!
Non è facile trovare compari di avventura con lo spirito giusto, la gamba allenata, la giornata bella e la domenica libera per tutti per questa impresa.
Luciano vuole fare auto fino a Ventimiglia, treno fino a Limone, traversata in bici e ritorno a Ventimiglia per recuperare la macchina. A me spaventa la risalita da Passo di Coll’Ardente ai Balconi di Marta e tutto il fondo valle del Nervia vento contro, troppo per i miei gusti.
Sabato sera lascio la macchina a Molini di Triora.
Io vorrei partire anche con il treno delle 6.45, ma c’è la notte bianca e… ci rassegnamo di andare con quello delle 8.13 (arrivo a limone alle 9.33).
Con il senno di poi non sarebbe stata una scelta sbagliata, un poco di umidità in più e un bel temporale a 2000 metri non ce lo toglieva nessuno!!!
Arriviamo a Limone puntualissimi e cominciamo a salire verso il Tenda. Luciano e Fabrizio prendono un passo discreto.
Io già sudo per stargli dietro, ma non mi faccio problemi, vado con un passo di riserva e non mi affanno a stargli a ruota, la giornata sarà lunga.
Alle 10.30 siamo in cima al Tenda e facciamo una sosta all’ultima baita prima di infilarci nel deserto…
Si riprende a salire ed in vetta al Pancani sosta per le foto al panorama.
E’ quasi mezzogiorno, Luciano si accorge di essere senza zaino. Evidentemente lo ha lasciato alla baita del Tenda. Passa quanche minuto per decidere il da farsi. Nello zaino Luciano ha anche le chiavi della macchina, io per contro devo recuperare la mia a Molini. Gli do un po di euro e lo salutiamo.
Con Fabrizio si continua in un panorama mozzafiato, gole profonde, valli verdi, rocce affioranti, montagne imponenti.
La strada è larga ma il fondo è spesso costituito da ciottoli più o meno arrodondati. In salita è come pedalare su palle da biliardo. Dove non ci sono ciottoli, affiorano scogli che guardano in faccia il copertone anteriore e ti costringono a volte pedalare anche in discesa.
Io avevo gonfiato le gomme a 3bar per privilegiare la scorrevolezza, troppo, le sgonfio un poco.
Salite e discese si ripetono almeno 3 volte prima del rifugio Barbera. Dopo il rifugio ancora una lunga salita e Fabrizio comincia ad accusare la fatica ed il male al soprassella. Io ho appena mangiato 2 panini alla nutella e salgo ancora bene.
In vetta comincio a capire cosa ci deve ancora aspettare. Vedo in lontananza il bosco delle navette ed il Saccarello.
Si scende sempre di più, si entra nel bosco e si continua a scendere!!! So che il passo del Tanarello che ci deve portare su Triora è a circa 2000 metri e noi stiamo continuando e scendere!!!
Il bosco delle navette è infinito, si scende sempre, il fondo è più bello ma comincio ad avere male al di dietro anche io. Poi male anche alle spalle ed al collo.
Finalmente si vede Monesi e nella nebbia si sale verso il Saccarello. Ormai non riesco a stare più seduto, devo bloccare la forcella ed andare in piedi, ma comincia a farmi male anche il ginocchio destro, il cambio fa le bizze ed ogni tanto mi cede il pedale. Si va avanti per disperazione, comincia una crisi fame.
Quando si dirada la nebbia ci accorgiamo di essere in cima al Saccarello, sotto alla statua del Redentore. Nella nebbia non abbiamo visto il bivio per il passo del Tanarello ed abbiamo fatto almeno 2 Km di salita di troppo.
Dall’alto vediamo sotto la strada che va al passo di Coll’Ardente. Due pastori ci dicono che il sentiero dell’Alta Via è ciclabile, hanno visto altri farlo ed è molto più corto che tornare al Tanarello. Fabrizio si fida, io meno…
Ciclabile per gli stambecchi!!!!
Troppe pietre nascoste dall’ erba, troppi burroni, troppo stanco, troppo tardi (sono ormai le 16), troppo in quota per rischiare di farsi male. Lo spingo quasi tutto (500 metri di dislivello). Unico dato positivo riposo il mio povero di dietro tumefatto.
Finalmente siamo al passo di Coll’ Ardente. La strada la conosco bene, discesa, una piccola risalita fino al passo della Guardia e poi tutta discesa verso Triora e Molini.
Alle 17.40 arriviamo alla macchina.
Il conta chilometri dice 79,5 km in 6h20′, 12.5kmh di media…. ma senza contare i pezzi fatti negli scogli a spingere a piedi quando vai troppo piano per far girare il contachilometri.
Lo avevo sottovalutato!!! E’ un giro durissimo!!!
Ciao, Giancarlo