Il 70.3 di Bellagio visto da Franco Lupi

Spesso le idee più “geniali” nascono per caso. Io: “Sai Ciccio (Marco Bruno) che fanno il 70.3 a Bellagio? Che ne dici?”… silenzio… Poi ci guardiamo con la stessa espressione di Wile E. Coyote quando vede Beep Beep. Convinto, ci si iscrive!

Convinte le mogli, alle quali abbiamo promesso cose impossibili e giurato di il disgusto che avremmo provato per le turiste tedesche, carichiamo le bici sull’arca di Noè e partiamo.

Lungo il viaggio, improvvisamente, il satellitare dice: prossima deviazione traghetto! Bho? Saliti sul traghetto e arrivati sull’altra sponda del lago scopriamo che saremo gli unici ad arrivare in zona cambio in questo modo!!! “Prima figura da pirla.”

Arrivati, cerchiamo il ritiro pacchi gara e vedendo un triathleta chiediamo a lui: era Borisnis Vladizuken Cipriosky l’unico partecipante di altra nazionalità che nella sua lingua madre ci ha trattenuti per 20 minuti per darci spiegazioni! Risultato ritiriamo al pelo in tempo utile.

All’arrivo in hotel ci presento come il Sig. Lupi e Signora indicando Ciccio. Però non capiscono lo scherzo… Imbarazzante…

La notte sogno pompe idrauliche in azione, scavatrici, martelli pneumatici, ma è solo Ciccio che russa.

Ore 7 partenza, il nuoto scorre bene, sono convinto di superare un sacco di avversari e, invece, scoprirò che sono le boe bianche come le cuffie che ci hanno dato. La bici è un saliscendi unico con strappi notevoli, resto indietro, sono l’ultimo. Dietro la scorta in moto che agli incroci avverte i volontari dicendo: “è l’ultimo.” E tra me e me: “Ho capito c…o! Devi ripeterlo sempre? Adesso ti frego.” Così arrivo agli incroci e urlo: “sono l’ultimo!” Sul passo del Ghisallo vedo la Madonnina e Le dico che sono io che le sto parlando da 60 km!

Poi la corsa. Dura. Saliscendi su sterrato, erba, ghiaia. Il posto, però, è magnifico.

E qui, le nostre divise giallo-nere fanno si che l’ Ape Maia si confonda e s’innamori. Per prima cosa bacia Ciccio sulla bocca. Risultato: a Ciccio vengono due labbra grosse grosse e subito un gruppo di “vu cumprà” inizia a tifare per lui scambiandolo per Bududu Lumumba. Poi l’ape s’innamora di me e al 19 km mi bacia sul braccio destro. Doloreee. Corro velocissimo per arrivare alla tenda di soccorso dove Ciccio è già sotto cortisone. “Ecco come ho fatto a recuperare le posizioni in classifica!”

Carichiamo le bici e torniamo a casa. Sulla tangenziale si rompe il satellitare, sbagliamo uscita e finiamo in centro a Milano. Chiediamo informazioni e “becchiamo” il cugino di Borisnis Vladizuken Cipriosky. Risultato: ci troviamo in un quartiere popolato da trans, giuro.

Alla fine San Pedalino, protettore dei trathleti, ci fa tornare a casa. 24 ore di fatica, risate, dolore fisico e soddisfazione.

Grazie Ciccio, alla prossima.

dmoraglia

2 pensieri su “Il 70.3 di Bellagio visto da Franco Lupi

  1. Grande Franco!!!!! vorrei facessi più gare anche solo per leggere i tuoi racconti!! fantastico!!!

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